Fabrizio Orlandini

Fabrizio Orlandini - recensioni



BIBLIOGRAFIA (dal 1996)


1996 Catalogo - ”Italian Contemporary”  by Palma Arte - Melbourne
NICOLA MICIELI - “Occasioni fine stagione”  Catalogo Mostra   Lucca
“IMAGO” Four Contemporary Italian Artist
Hofstra Museum  Long Island - New York
SINOPIA” Periodico d’Arte e Cultura - Viareggio
TOMMASO PALOSCIA - “Scolpire all’Aperto”
Catalogo Xl° Simposio Internazionale di Scultura -  Carrara
NICOLA MICIELI - “Situazioni Scultura”
Catalogo Mostra Scultura - Palazzo Ducale Lucca   Edizioni Caleidoscopio
MARIO ROCCHI - “In Cornice” - Mauro Baroni Editore - Viareggio
1997 ARTISTI E OPERE
Cataloghi d’Arte Contemporanea -  Giorgio Mondadori Editore
MARIO GUIDOTTI - GIULIANO CENTRODI “Scultori del Libro”
Catalogo Arte Fiera Vicenza
TOP ARTS 1997” - Catalogo Nazionale degli Artisti Contemporanei
Rossano Massaccesi Editore  -  Ancona
ARCHIVIO DELLE ARTI” Mensile di Arte e Cultura - Mantova
GIULIANO CENTRODI - “Orlandini Aurifex”  Catalogo “Gioielli”
RICCARDO CHIONI  “L’Arte Orafa del Lucchese a Long Island”
America Oggi - New York
MICHAEL BARONE  -  “Shoe is a study in Contradictions”
The Tribune  Long Beach            New York
Catalogo “Mostra della pietra lavorata”  San Nicolò     Arezzo
1998 NICOLA MICIELI  “Occasioni in corso”
Catalogo Mostra Ex Ospedale Pischiatrico Maggiano
Fluitazioni del tempo Catalogo XVll Rassegna Città di Buti
RICCARDO CHIONI  “L’Arte Orafa del Lucchese a Long Island”
America Oggi - New York
LIBERTY - Catalogo  Collezione Fall 98 . Unoaerre - Arezzo
1999 NICOLA MICIELI - Orlandini “Arcani Sguardi” Monografia




[...] Vi è continuità logica e contenutistica nelle opere scultoree di Fabrizio Orlandini. Una sorta di gestazione marmorea, nella fase delle doglie, spinge quasi il "conceptus" ad emergere e a trovarsi nel sito che è poi l'habitat umano. E' una genesi senza confini etnici e senza sommissioni culturali o accademiche. Ne fa testimonianza l'eclettismo di Orlandini che è più un segno di innovazione creativa che di comoda ecquiescenza.

Prof. Giampaolo Thorel





[...] Fabrizio Orlandini è uno scultore che opera all'interno di un organicismo plastico di base simbolico-espressiva.La forma si avviluppa in cadenze interne che non sono mai casuali, ma obbediscono ad un ordine unitario che è alla base stessa della vita: Si arriva, in questo modo, ad una metamorfosi del reale che esaspera i valori espressivi al limite del grottesco, magari unendo elementi diversi e cercando di ricomporli con effetti di stupefatto choc visivo e psicologico.E' la magia di un totem rifatto con moderna sensibilità.

da "ASPETTI DELL'ARTE EMERGENTE ITALIANA 1992/93"
Paolo Rizzi




Fabrizio Orlandini persegue da anni e con totale impegno una sua problematica fatta di volumi, fiducioso nei valori sostanziali e ricorrenti della scultura. Non lo interessa seguire una particolare corrente, importante è avere uno spazio per sè, per le proprie fantasie iperreali,per rendere esplicito l'eccesso di sentimento e di energia interiore in forme cariche di tensione, aggrovigliate, metamorfiche;così la testa dell'uomo e del cavallo diventano un privilegiato sigillo iconografico,un intreccio emblematico, destinato al pari degli altri - la figura in piedi, il pesce, la locusta, - a svilupparsi in nuove combinazioni plastiche.La realtà rimane,nonostante tutto, il costante punto di riferimento della sua fantasia, ma non una realta inerte, immobile esempio: Fabrizio la rinnova, facilitato da un estro inventivo non comune, la reinterpreta in chiave talora abnorme oppure sottolinea parossisticamente le fasce muscolari, le articolazioni strutturali,le ingigantisce. Anche quando non sembra, è un operazione continua di favolosa rigenerazione. Il nucleo dei suoi interssi è in un problema creativo di forme, che dal regno vegetale e animale passano vicendovolmente nell'umano, ma la sua scultura è anche ansia di liberazione, risposta diretta ai nostri piccoli e grandi difetti di uomini, alla nostra realtà sociale.

da: "INTORNO ALL'IMMAGINE"
Ernesto Borelli




Nel panorama della scultura italiana, se si escludono ovviamente i vari capostipiti piccoli o grandi che siano, è difficile trovare elementi di chiara originalità. Non che esistano epigoni e solo epigoni, ma le correnti dominanti, le personalità influenti, hanno lasciato poco spazio all'immaginazione per cui solo chi ha una forte personalità da potersi staccare dagli influssi esterni che a volte sono opprimenti, può creare un suo discorso personale, singolare originale. Ci viene in mente tutto questo iniziando il viaggio misterioso, fitto di carica emotiva, di emozione sensibile generata da una lettura senza filtri, attraverso la scultura di Fabrizio Orlandini, artista lucchese di grosso spessore. Viaggio misterioso lungo lo spazio che circonda le sue opere le quali riescono ad attivare particolari meccanismi immaginativi, quindi viaggio anche attraverso la memoria, il sogno, la nostalgia di una presenza che solo la pressante incomunicabilità può negare. Gli elementi costitutivi delle sculture e le loro molteplici reciprocità, ci troviamo di fronte ad opere prive di qualsiasi contaminazione vedutistica, nel senso che tutte sono costruite non tanto per riproporre la realtà vera, ma per farne rivivere una apparente, che nasce non da un'entità oggettuale ma da una spinta interiore che analizza certo la realtà, ma che la rimanda a concetti di masse, di equilibrio fra di esse, di forme estrapolate, dalle loro funzioni e modificate nella loro struttura originaria.

Tutto comunque parte dalla natura, come ricorda il critico Nicola Micieli: "La natura ha rappresentato la prima fonte della scultura di Fabrizio Orlandini, direi il laboratorio genetico dei materiali che hanno suggerito al giovane lucchese, alla fantasia che possiede la peculiarità di crescere su se stessa in un processo di gemmazione facilmente defluente nell'enfasi barocca, le principali intuizioni nell'ordine delle forme essenziali, direi primordiali". Ma dalla natura, in particolare dalle figure di animali da cui parte spesso per esotismi e simbologie, l'Orlandini approda da una raffinata ricerca di plasticità, rispolverando significati reconditi e "assumendo su di sé" come dice il critico Ernesto Borelli nella monografia, "trasformandoli, gli arcani significati delle rappresentazioni, i volti e i personaggi mitologici, impadronendosi graficamente dei loro simboli e subito pensandoli nel futuro, immettendoli di fatto in una nuova inedita mitografia. Tutto questo, fatto con una perfetta conoscenza dei mezzi tecnici tanto che l'Orlandini oggi non conosce limiti di materiali. Dalla pietra che prediligeva nel passato, è approdato facilmente al legno, ai metalli, alla resina, al marmo e naturalmente al bronzo, materiale che attualmente preferisce, singolare infatti l'ultima sua opera, presentata all'Expo di Madrid con grande successo ,di notevoli dimensioni (170x135x80), scultura di fusione che è la prima della trilogia "Apocalisse 2000", che vedrà presto anche i Cavalieri del Cielo e del Mare. Un'altra specificità dello scultore lucchese è il lavoro di oreficeria, di cui ne affronta i problemi tecnici ed estetici". Questa infatti è la sua seconda vocazione" dice sempre il Borelli "originaria e autentica come la prima perché non se ne discosta che per alcune variabili applicative, per una diversa destinazione e finalità".

da: "FABRIZIO ORLANDINI: IL FASCINO DI UNA SCULTURA CARICA DI MISTERO"
Mario Rocchi


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