Patrizia Bianchi vive e lavora a Lucca.
Si è diplomata presso il liceo artistico della sua città ed ha frequentato la "Scuola di nudo"
presso l'Accademia delle Belle Arti di Firenze. Ha conseguito l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole medie.
Ha allestito alcune mostre personali e partecipato a varie collettive.
" Se fosse possibile stendere sul fondo del mare il "velo di veronica" l'impronta che ne risulterebbe ricorderebbe molto da vicino il "frottage" di Max Ernst ossia, la traccia reale di complesse, enigmatiche nonché fantastiche texture.
La traslazione dell'idea di universo tatttie nell'ambito dell'ottica implica il
sofisticato processo della selezione retinica per nulla aliena dai concetti di
rilievo, specificazione, testimonianza dei fenomeni nonchè di percorso
informativo.
Proprio in questo ambito si situa l'opera dl Patrizia Bianchi a cui va riconosciuto innanzitutto un eccellente spirito dl osservazione; base e guida alla risoluzione dl un'organica sintesi dl specifici e molteplici livelli spaziali.
L'effetto olografico della sua opera ci trasporta in contesti pluridirezionali,
illimitati e densi dl tempo in cui ci sembra scorgere allusive specificità che
intrigano ogni osservatore in un senso dl piacevole affogamento.
Pare una sommatoria dl "schermi di riduzione" in cui ogni sezione - sia essa giustapposizione dl masse d'aria, griglia interposta di variegate riflessioni luminose, pulviscolo o liquide turbolenze - si accorda con le altre dando luogo ad un sodalizio dl risonanze musicali che intercetta le origini della vita."
Luciano Cavallaro - (2005)
" Lettura in chiave di rivisitazione, di remake delle avanguardie del
Novecento? Pratica fuorviante e rnistificatoria quella del rimandare a
modelli trascorsi. Un passato che si rifà senza alcun apporto critico,
senza aneliti, senza passione da ormai quasi un ventennio.
Non v'e quella sorta di coerenza nei lavori di Patrizia Bianchi.
I frammenti crescono dall'interno per diventare una realtà, qualunque
essa sia, oltre le consuete coordinate spaziali.
Uno spazio invisibile e indicibile.
Spesso si è seguito un procedimento a sottrarre: campiture di colore
stese in una successione di sequenze. Brani, o intere visioni già finite
continuano a vivere, pur celate alla vista.
I frammenti sono aree macrotemporali non scomponibili.
Realtà visuali e non visuali paiono suggerirci le intermittenze del cuore,
lo scintillio di un unico flusso vitale.
A volte le sovrapposizioni sono così dense che si annullano a vicenda,
fino a lasciar posto ad un'impressione globale.
In quasi tutti i dipinti v'è il segno di un processo i cui termini ultimi
sono l'oscuramento e la luce, la latenza e la vita manifesta. "
Gianfranco Franchi (da "Frammenti dello spazio invisibile" - 1999)