Tito Mucci

Tito Mucci - Cenni critici e Mostre



Una mia breve presentazione...

Con un amico alla guida della sua auto, ci avventuravamo su una strada di montagna che sovrastava un paesaggio lacustre, quando per una curva impostata male, siamo precipitati nel lago sottostante, e prima di inabissarci in profonde e scure acque, ho chiesto perdono a Dio per il male fatto.
Poi sono tornato sul luogo dell'incidente, ma alcune persone non volevano che guardassi per timore che mi potessi spaventare; allora mi sono accontentato di vedere in un mio disegno il luogo e la dinamica di com'ero precipitato nelle acque del lago.
E' stato come se veramente fossi passato sull'altra sponda, ma felice di essermi ricordato del Cielo e di aver visto quel mio brutto disegno prima di procedere ancora, di vivere distratto, dipingere opere prive di verità e di amore.
Allora scopro che la noia, la sofferenza, l'ansia siano parte di un percorso da non ripetere;
meglio vivere nella semplicità di un percorso essenziale, lontano dai grovigli dell'anima.
Il caos, incontrollato, come una scala sale verso il cielo, irrompe nella luce del sole, nelle nuvole cariche di pioggia, oscura la luna dei nostri sogni.
Io non voglio sedermi davanti ad uno spazio vuoto e riempirlo di realtà lontane, che non mi appartengono, bensì scoprire me stesso alla ricerca di un colloquio con l'Eternità, con il mondo dove vivo, irrequieto, privo di valori, caotico, egoista, esasperato dall'odio, dall'indifferenza, dalla mancanza di amore.
Voglio essere me stesso, onesto, senza bleffare, felice di vivere, alla ricerca dell'essenziale, della semplicità di quando ero bambino, e scoprire tutto, essere trasparente come acqua pura, fresco come rugiada, bianco come neve, ma anche sporco come letame, imputridito dall'immondizia di tutti i giorni, impoverito dallo squallore di troppe parole aride.
Allora riverso in quello spazio vuoto me stesso, le realtà della vita, i sogni, le sofferenze, la speranza di un mondo migliore.
Al momento ho solo un mezzo per esprimere artisticamente quanto sta in me, nel mio intimo più profondo, come uomo del mio tempo: la pittura astratta, interpretata con i mezzi di oggi, la tecnica acquisita in tanti anni di lavoro, dopo un percorso figurativo, di ricerca, direi comunque di libertà di pensiero e interpretazione.
Mi commuovo ancora quando ricevo una cartolina, al pensiero di chi lontano si è ricordato di me, o quando guardo un fiore che sboccia, il sole che tramonta, o se un amico mi scrive due righe sulla mia arte trasudando amicizia.
La vita riacquista allora valore, prende conoscenza anche del bene, non si arrende al male dilagante che fa scalpore, sovvertendo l'ordine delle cose, scandalizzando il mondo.
Sono tante le persone che mi hanno dedicato un po' del loro tempo sia incontrandomi, che scrivendo i loro pensieri sulla mia pittura, e già questo è per me motivo di vivere.
E la serenità, cercata tra la sofferenza, nelle ansie di tutti i giorni, nel desiderio di vivere con semplicità rallentando la corsa, attingendo solo all'essenziale, cestinando il superfluo e ignorando gli obiettivi del mondo, la sento più vicina e quindi raggiungibile.
L'amore intorno è dentro di me, e il mio aquilone vola sempre più alto nel cielo e cerca solo te, mio Signore, unico sostegno e gioia del mondo.

Tito Mucci (lunedì 4 aprile 2011)



Tito Mucci parla poco, ma quel poco compendia sentimenti esplosivi e indicibili malinconie.
La sua calma, la sua cortesia, il suo lento e trasognato dialogare, che sfocia nel mare del soliloquio come l'onda che domanda e risponde senza curarsi delle prore che la provocano, scoraggiano l'interlocutore il quale cerchi di penetrare a fondo dentro lui per scoprire la vera matrice della sua pittura.
Il Mucci rifugge dal dramma e chiude la gola al pianto: soffre, come tutti gli uomini sensibili, che osservano nella vita severe regole morali, forse più degli altri, ma quando dipinge davanti a lui tutto si trasforma e ci restituisce le cose non come sono, ma come vorrebbe che fossero, e come in effetti dovrebbero essere perchè la Terra potesse ancora mostrarsi la prediletta di Dio.
Mario Marzocchi (1978)

Tito Mucci: La "Cosa" E' Un Colore
Un colore che nella sottile sintassi pittorica di Tito si modula e si presenta, attraverso la materia del quadro, con una gamma ricchissima di punti, di sfumature, di tonalità. Ogni colore, in certi monocromi particolarmente emozionanti, è se stesso e solo il nostro spostarci nello spazio di fronte all'opera, può rivelarne una gammatura articolatissima, una musicalità che passa da glissati sottili e quasi sussurrati a imponenti manifestazioni evocative: Tito è se stesso come i suoi colori. Non so se Tito Mucci è un pittore astratto. Come non so se io stesso sono un pittore figurativo. In questi tempi di atroce catalogazione fissa delle nostre vite, in cui non siamo, ormai, niente di più che la nostra configurazione burocratica: ombre parlanti di scartoffie sempre ingiallite e bloccati in salatissimi cunicoli dai quali non si può fuggire, in questi tempi, dicevo, gli schemi di stile artistico mi sembrano diluirsi e sparire. Per forza: nell'invenzione pittorica, almeno, gli assurdi vincoli logico-razionalistici non possono che scomparire. Lasciamo alla pittura, lasciamo a noi stessi la libertà di "essere" momento per momento, di coltivare l'incoerenza stilistica, di esercitare la libertà dell'immaginazione. Di saltare da un modulo all'altro. Le "cose" sono imprendibili: dobbiamo correre più di loro. Ho visto opere di Tito strettamente "figurative". Non sono meno belle di quelle strettamente "materico-astratte". E in fondo non dicono cose poi così diverse. (sì, certo, l'impianto di questa pittura si rivolge ai movimenti interiori più segreti e meno consapevoli dello spettatore. Quella materia rossa -ma rosso forse non è termine giustissimo. Si tratta più di una luce rosso-rosata che ci solletica la vista e il cuore). Quella materia rossa esiste dentro di noi e noi la riconosciamo come il colore della nostra esistenza vera. Il colore della nostra composizione organica mescolato, a fuoco lento, al colore del nostro pensiero. La "cosa" di Tito è la "cosa" di tutti.
Luca Alinari, Mitigliano 28 dicembre 2014

Il notevole percorso artistico di Tito Mucci è approdato, attraverso un lungo e meditato periodo figurativo, ad una personalissima sintesi materico-cromatica, in cui i suoi grumi ormai noti, stratificazioni espressive come depositi di materia colorale, esprimono pienamente un'onda emozionale che merita attenzione e rispetto. In tutte le opere regna una tendenza positiva, che nessuna insidia può intaccare o alterare in alcun modo; anche laddove il dramma degli accadimenti materici sembra prevalere, si erge su tutto un senso di armonia e di freschezza, lo stesso che l’artista sempre dimostra di avvertire ad ogni nuova opera, in ogni raggiungimento che risulta sorprendentemente lirico e intriso di poesia. Astratta è l'arte di Tito Mucci? Informale diremmo noi, almeno per gli ultimissimi risultati, forte di una padronanza non indifferente dei mezzi espressivi, capace di emergere nei segni tellurici e nelle eruzioni cromatiche ben riconoscibili dall’osservatore. Un'espressività, questa, che dà valore e indipendenza al colore come materia costruttiva, facendolo scaturire dalle zone più profonde della coscienza, per farlo affiorare alla luce del mondo sotto le luminose forme di una confessione libera e autentica. Un'arte che non rimpiange i suoi trascorsi figurativi ma che, nella ferma volontà di evolversi per rimanere comunque se stessa, è costantemente rivolta al futuro. Un futuro che non è una meta, ma uno stato d'animo, un modo di essere. E proprio pensando al futuro, ecco che allora mi pare di capire cosa sono per me le opere del carissimo Tito: progetti di caos per nuovi universi.
Marco Palamidessi -  Lucca, 28 dicembre 2014

“Tito Mucci, grume brumose”
Tito Mucci, “Grume brumose”, titolo odierno di un autonomo percorso. Queste grume, forse partite dalle parole “grumi di colore” di Chiara Letta che, con altri, sta attentamente seguendo e analizzando l'attività di questo creativo lucchese – riassumono un passato schiettamente figurativo lucchese, ovvero toscaneggiante,  che s'è perentoriamente inserito in un fiume dai contorni variati e variopinti, cieli chiari e tempestosi, ferite, riflessioni che hanno oltrepassato taluni pur validi dati localistici. Tito Mucci s'è immesso, anche senza volere, in un pensiero diversificato, cioè a dire in quel respiro che dopo la scomparsa di P. B. Shelley ha unito nel corso di molti decenni – una miriade di pittori nel racconto e nell'interpretazione degli spazi lucchesi, apuo-versiliesi e liguri, ricchi di forme, luminosità e poesia, andando però autonomamente oltre la fisicità territoriale. Se qualcuno va, infatti, alla passata paesaggistica mucciana, potrà osservare (parlo degli anni Settanta/Ottanta) non solo l'esaltazione del bello inteso quale omaggio alla Natura, ma anche un'attenzione profonda per la luce, la luminosità, cosa che – nelle tappe successive, non prive di una certa attenzione per autori sia italiani, sia stranieri, s'è caratterizzata attingendo ad una purezza cromatica riversandosi in conclusioni materiche spatolate e, di poi, in una libertà gestuale controllata per cui non posso che fare il nome di Pollock, lo stesso autore di certi disegni michelangioleschi (fortunatamente fatti conoscere al grande pubblico anche in Italia con esaustive esposizioni) è passato ad una “visione altra”. Ebbene, dopo tale fase il Nostro è arrivato alla “sua” Itaca (il porto così ben cantato dal poeta greco Costantino Kavafis) dove oggi sostano queste “Grume brumose”, onestissimo frutto di varie esperienze e ricerche interiori ed esterne che però continuano.
Molte delle sue composizioni si intitolano “Opera astratta”, cui fa seguito un numero che però non è un elenco; altre, invece, sono dedicate ai paesaggi della parte pianeggiante della sua Lucca, e poi ci sono le cave marmoree dell'Alta Versilia e del carrarese, ma non mancano marine, o il lago Massaciuccoli di pucciniana memoria, o diari di viaggi europei. Mucci è persona che ha sempre evitato i voli pindarici, né ha accettato mezzi termini di sorta, né s'è accostato ad altrui astruse mode (oggi sempre più ricorrenti e confusionarie) ma, padrone assoluto del disegno, è riuscito e riesce con costante autorevolezza a definirsi non narcisisticamente, dipingendo come e cosa vuole, usando quelle forme/colore qui definite, appunto, grume, nelle quali l'intensità pittorica convive con la spiritualità, con la poesia, con l'amore che ha nei confronti della propria famiglia e il rispetto dedicato ad amici, a conoscenti e ad altri. L'Opera finita – mi riferisco a ciascuna delle sue “creature” (come le chiama), giunge alla cosiddetta “conquista della sintesi” a tappe, nel senso che da un'iniziale idea i mezzi espressivi (colori, masse, volumi) finalizzano l'immagine per indicare ogni scelta del suo libero e disciplinato idealismo che si innesta – come da concetti anche altrui – nello spirito del vivere, unendo la logica dell'atto con quello della fede. Penso, ora, alle parole di Franco Miele (1924-1983) – purtroppo né io né Mucci l'abbiamo conosciuto direttamente – stilate negli anni Sessanta e fortemente attuali, dove si evidenzia che la disciplina è necessaria all'arte (..) “per superare ogni posizione di passività ed immettersi validamente in nuovi spazi reali ed ideali ad un tempo e quindi umanamente razionali, nei quali possa concretamente qualificarsi. E questi spazi non sono mere astrazioni verbali o pure finzioni concettuali, ma le vere dimensioni, dove i simboli umani non hanno alcunché di vagamente allusivo, ma risultano intieramente innestati nella realtà della vita”.
I dipinti di Tito Mucci sono veri e propri sedimenti e strati di memoria, confluenti tutti nel vivere quotidiano. La tavola e la tela e il foglio di carta (da anni usa solo la Magnani, delle
storiche cartiere pesciatine) ne condensano l'“Io”, tant'è che dopo il segno inciso o fluente da cui pulsano echi figurali, la spatola o il pennello – catturando, ogni tanto, volute rimembranze cartacee o plastiche o vitree (segni poetici, o di cronaca tagliati e sminuzzati, reticolati trinciati e altro) impinguano il rettangolo o il quadrato del supporto con più pigmenti (rossi, verdi, neri e marroni, bianchi, grigi, azzurri...) i quali, dopo la sosta affinché si raggrumino in un'ora o in alcuni giorni, ne accolgono altri a velatura o a sgocciolatura, ma donando al tutto una forte e densa carica materica. Ecco che si assiste alla piena soluzione del tema primariamente pensato..., così nasce la sua Opera!
Lodovico Gierut - Marina di Pietrasanta, 24 dicembre 2014.

«Materia grumosa»
NON È FACILE per un pittore saltare, per così dire, il fosso della figurazione. Cioè sviluppare la fase grafica e cromatica fino a mutare l'assetto di un'opera da trasformarne, per così dire, i connotati. Così è successo a Tito Mucci che espone alla sala d'arte L'Artificio, pittore lucchese che iniziò la sua lunga carriera con singolari paesaggi figurativi che esprimevano delicate emozioni. Ad un ceno momento il Mucci ha sentito la necessità di rompere quella specie di tradizione che lo aveva pervaso per penetrare nello spazio dell'informale e dell'astratto. E lo ha fatto soprattutto affidandosi a una materia corposa e a un monocromatismo con ampio potere di suggestione. Il bianco, il rosso o il blu e le loro sfumature, o meglio, i loro giochi di luce, quasi si approfittano della spessa materia per dare corpo a un'illusione cromatica che prende vita dalla materia stessa ricca di spazialità. Insomma, con tutti i dubbi che possono sorgere per il «salto» che Mucci ha fatto, non si può non riscontrare il notevole avanzamento che l'artista dimostra con questa esposizione «Materia grumosa». [..]
Mario Rocchi - Quotidiano La Nazione - 2016


Mostre ed esposizioni recenti

2016

  • Artisti di Lucca e del suo territorio - Palazzo Ducale - Lucca - Collettiva
  • Un segno sulla Triennale - Palazzo Tori - Camaiore - Lucca - Collettiva
  • Colui che si cerca nel legno- La scrittura colorata - Villa Bottini - Lucca
  • Galleria Il Cesello- Pietrasanta (LU) - Collettiva
  • La Collezione del Museo Ugo Guidi - Testimonianze di esposizioni al MUG - Museo Ugo Guidi - Forte dei Marmi (LU) - Collettiva
  • L'Ignoto Marinaio a Caltavuturo - Omaggio ad Antonello da Messina - (PA) - Collettiva
  • Cave Apuane - Palazzo della Cultura, Cardoso (LU) - Mini Personale
  • Arte al Plurale, IX Edizione 2016 - Palazzo/Museo Carli - Sillico di Pieve Fosciana (LU) - Mostra Personale
  • Sala Espositiva del Bar-Pasticceria Grazia - Quarrata (PT) - Mostra Personale
  • Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo - (PA) - Dedicato ad Antonello da Messina, Mostra-Incontro-Dibattito - Collettiva
  • Dalla Sicilia a Pietrasanta - Giardini della Versilia - Pietrasanta (LU) - Collettiva
  • Materia grumosa L'Artificio di Roberto Puccini - Lucca - Mostra Personale
  • Simboli e metafore del mondo contemporaneo - Sale delle Grasce, Centro culturale Luigi Russo - Pietrasanta - Collettiva
2015
  • Grume brumose - Museo Ugo Guidi - Forte dei Marmi - (LU) - Mostra Personale
  • Enolia - "La memoria dell'olivo" - Palazzo Mediceo - Seravezza (LU) - Mostra Collettiva
  • VII Arte al Plurale - Sillico di Pieve Fosciana - (LU) - Mostra Personale
  • Dedicato all'Ignoto Marinaio - Museo Mandralisca - (dipinto che rimarrà nel Museo) - Cefalù
  • Versilia & Versiliana 2 - (Dipinti inerenti lago di Massaciuccoli ) - La Versiliana - M di Pietrasanta (LU) - Mostra Collettiva
  • Pietrasanta e Cefalù. Gemellaggio d'Arte - Palazzo Panichi /altre sedi esposit.- Pietrasanta-Cefalù - Collettiva
  • ART ETICA 2015 - Foro Boario - Monte S. Quirico - Lucca - Collettiva
  • Festa Pic - Lido di Camaiore - Lucca - Collettiva
  • Dedicato all'Ignoto Marinaio - c/o Museo Trame di Filo-Centro Sociale - ISNELLO - Palermo