Fabrizio Orlandini - Recensioni
[...] Vi è continuità logica e contenutistica nelle opere scultoree di
Fabrizio Orlandini. Una sorta di gestazione marmorea, nella fase delle doglie, spinge quasi il
"conceptus" ad emergere e a trovarsi nel sito che è poi l'habitat umano. E' una genesi
senza confini etnici e senza sommissioni culturali o accademiche. Ne fa testimonianza l'eclettismo di Orlandini
che è più un segno di innovazione creativa che di comoda ecquiescenza.
Prof. Giampaolo Thorel
[...] Fabrizio Orlandini è uno scultore che opera all'interno di un organicismo plastico di base
simbolico-espressiva.La forma si avviluppa in cadenze interne che non sono mai casuali, ma obbediscono
ad un ordine unitario che è alla base stessa della vita: Si arriva, in questo modo, ad una metamorfosi del
reale che esaspera i valori espressivi al limite del grottesco, magari unendo elementi diversi e cercando di
ricomporli con effetti di stupefatto choc visivo e psicologico.E' la magia di un totem rifatto con moderna
sensibilità.
Paolo Rizzi (da "Aspetti Dell'Arte Emergente Italiana 1992/93")
Fabrizio Orlandini persegue da anni e con totale impegno una sua problematica fatta
di volumi, fiducioso nei valori sostanziali e ricorrenti della scultura. Non lo interessa seguire una particolare
corrente, importante è avere uno spazio per sè, per le proprie fantasie iperreali,per rendere
esplicito l'eccesso di sentimento e di energia interiore in forme cariche di tensione, aggrovigliate,
metamorfiche;così la testa dell'uomo e del cavallo diventano un privilegiato sigillo iconografico,un
intreccio emblematico, destinato al pari degli altri - la figura in piedi, il pesce, la locusta, - a svilupparsi in nuove
combinazioni plastiche.La realtà rimane,nonostante tutto, il costante punto di riferimento della sua
fantasia, ma non una realta inerte, immobile esempio: Fabrizio la rinnova, facilitato da un estro inventivo non
comune, la reinterpreta in chiave talora abnorme oppure sottolinea parossisticamente le fasce muscolari, le
articolazioni strutturali,le ingigantisce. Anche quando non sembra, è un operazione continua di favolosa
rigenerazione. Il nucleo dei suoi interssi è in un problema creativo di forme, che dal regno vegetale e
animale passano vicendovolmente nell'umano, ma la sua scultura è anche ansia di liberazione, risposta
diretta ai nostri piccoli e grandi difetti di uomini, alla nostra realtà sociale.
Ernesto Borelli (da: "INTORNO ALL'IMMAGINE")
Nel panorama della scultura italiana, se si escludono ovviamente i vari capostipiti piccoli o
grandi che siano, è difficile trovare elementi di chiara originalità. Non che esistano epigoni e solo
epigoni, ma le correnti dominanti, le personalità influenti, hanno lasciato poco spazio all'immaginazione
per cui solo chi ha una forte personalità da potersi staccare dagli influssi esterni che a volte sono
opprimenti, può creare un suo discorso personale, singolare originale. Ci viene in mente tutto questo
iniziando il viaggio misterioso, fitto di carica emotiva, di emozione sensibile generata da una lettura senza filtri,
attraverso la scultura di Fabrizio Orlandini, artista lucchese di grosso spessore. Viaggio misterioso lungo lo spazio
che circonda le sue opere le quali riescono ad attivare particolari meccanismi immaginativi, quindi viaggio anche
attraverso la memoria, il sogno, la nostalgia di una presenza che solo la pressante incomunicabilità
può negare. Gli elementi costitutivi delle sculture e le loro molteplici reciprocità, ci troviamo di fronte
ad opere prive di qualsiasi contaminazione vedutistica, nel senso che tutte sono costruite non tanto per riproporre la
realtà vera, ma per farne rivivere una apparente, che nasce non da un'entità oggettuale ma da una
spinta interiore che analizza certo la realtà, ma che la rimanda a concetti di masse, di equilibrio fra di esse,
di forme estrapolate, dalle loro funzioni e modificate nella loro struttura originaria.
Tutto comunque parte dalla natura, come ricorda il critico Nicola Micieli: "La natura ha
rappresentato la prima fonte della scultura di Fabrizio Orlandini, direi il laboratorio genetico dei materiali che hanno
suggerito al giovane lucchese, alla fantasia che possiede la peculiarità di crescere su se stessa in un
processo di gemmazione facilmente defluente nell'enfasi barocca, le principali intuizioni nell'ordine delle forme
essenziali, direi primordiali". Ma dalla natura, in particolare dalle figure di animali da cui parte spesso per
esotismi e simbologie, l'Orlandini approda da una raffinata ricerca di plasticità, rispolverando significati
reconditi e "assumendo su di sé" come dice il critico Ernesto Borelli nella monografia,
"trasformandoli, gli arcani significati delle rappresentazioni, i volti e i personaggi mitologici, impadronendosi
graficamente dei loro simboli e subito pensandoli nel futuro, immettendoli di fatto in una nuova inedita mitografia.
Tutto questo, fatto con una perfetta conoscenza dei mezzi tecnici tanto che l'Orlandini oggi non conosce limiti di
materiali. Dalla pietra che prediligeva nel passato, è approdato facilmente al legno, ai metalli, alla resina,
al marmo e naturalmente al bronzo, materiale che attualmente preferisce, singolare infatti l'ultima sua opera,
presentata all'Expo di Madrid con grande successo
Mario Rocchi
(da: "Fabrizio Orlandini:
Il Fascino di una Scultura carica di Mistero")