Nata a Quiesa (Lucca) il 21 agosto 1961.
Laureata in Filosofia all'Università di Pisa, diplomata all'Istituto di
Scienze Religiose, ha partecipato sempre attivamente alla vita culturale
artistica di Lucca e della Versilia.
Dall'87 si dedica all'arte pittorica, sua principale passione, con l'intento
di fondere poesia e filosofia.
Insegna al Liceo Scientifico A. Vallisneri di Lucca.
Per chi volesse contattarla di persona, Antonella Salvetti abita a Quiesa (LU), in via Amos Paoli 12.
Tel. 0584-975211
Molte le mostre collettive a cui ha partecipato. Fra le tante ricordiamo nel '90 la 2.a Rassegna di Arti
Figurative "L'idea del Chiostro" - Capannori (Lucca) e nel '94 la Collettiva S.Biagio nel Chiostro S.Agostino a
Pietrasanta.
Numerose le affermazioni fra cui il I° Premio al 2° Concorso Nazionale "Henry Dunant", Viareggio, il I° Premio
al Concorso nazionale "Giovanni Gronchi", Pontedera (Pisa), il I° Premio Concorso FENALC, Viareggio nel '94
e nel '95, il I° Premio Sezione Arte Sacra, al Concorso Nazionale di Pittura "Giovanni Gronchi", Pontedera (Pisa);
il I° Premio Sezione Acquarello Estemporanea S.Anna di Stazzema, il 3° Premio alla I.a Rassegna Nazionale di
Pittura "Volterra Arte", Volterra.
La sua prima personale è del '92 alla Galleria d'Arte "All'Orologio", Lucca a cui nel '95 seguì la seconda
ampia mostra delle sue opere a Villa Gori di Stiava (Circolo culturale M. Cosci) con il patrocinio dell'Assessorato
alla Cultura del Comune di Massarosa (Lucca).
"Contemplando le opere di Antonella Salvetti vengono alla mente le parole
dello scultore Guido Galletti che, a proposito della natura, affermava:
"... cio' che anima le cose e' il nostro stato d'animo". Antonella Salvetti, più che una presenza è un avvenimento.
Realizza se stessa all'insegna del comprensivo e del naturale e non intende
lanciare alcuna "moda"; e non si confonde con la contestazione o
l'indifferenza.
Alla pittrice lo stelo, la foglia, la canna interessano nel ciclo creativo e
si domanda come hanno fatto a crescere e perchè proprio in questi luoghi.
E li dipinge per non raccoglierli e non frantumarli.
Per lei, anche la natura morta ha una propria fisionomia e vocalità.
Il suo pennello si muove senza operare una pregiudiziale scelta tra
i soggetti utili e quelli futili.
Non si pone il problema se terminata una tela il suo percorso proseguirà
tra gregari o leaders, e questa domanda non se l'è mai posta neppure
all'inizio della carriera.
Piuttosto, la sua incalzante speranza è quella di potere trovare sempre
l'ispirazione ed il modo di trasmettere sulla tela il soggetto e l'atmosfera
di quelle visioni che via via gli occupano la mente.
Non dipinge solo le visioni ma anche i sentimenti. La sua meticolosa ricerca
del vero gli nasce dalla partecipativa esigenza di testimoniare la millenaria
tradizione fisiocratica di una popolazione che ha sempre sofferto e lottato
per rimanere li insediata, ma che ha saputo, proprio dalle sofferenze e dalla
radice religiosa, trarre i motivi e le ragioni per la propria esistenza.
Antonella, dipingendo opera la simbiosi tra la natura e l'uomo.
E la sua ricerca è rivolta a lasciare immutato questo rapporto.
Soprattutto la luce è l'elemento essenziale non solo per mettere in evidenza
lo scenario, ma per farne rivivere le tonalità, i suoni, i profumi, e le voci, anche di
quella fauna che non si vede ma che si intuisce presente e
palpitante.
In questa giovane pittrice si sono dati convegno la realtà ed il sentimento,
e le sue mani operano la traduzione di un procedimento che esula dalla
didattica e dal tecnicismo.
Per scoprire i parametri divulgativi dei panorami da lei dipinti non basta
la mente, ma occorrono il cuore e l'anima. E la fantasia non ha un ruolo
primario. Anzi, la realtà appare sin troppo vera.
Non esiste un progetto verticale o orizzontale in questa pittura, ma
piuttosto la commistione di linee e proiezioni che si fondono e confondono
in un unicum che solo la ragione ed il cuore sanno mutare in Anima e Speranza. "
Eugenio Torre
"Può sembrare strano ma esiste un rapporto fra il paesaggio del lago e del suo
entroterra ed i muri sfaldati, vecchi, vissuti che contornano portali e finestredi sperduti casolari.
Antonella Salvetti ci offre la possibilità di entrare in questo rapporto, di capire il legame che esiste
fra un paesaggio del tutto naturale ed uno in cui l 'intervento umano è decisivo. Per la pittrice infatti il vedere
non è già contemplare ma semmai scrutare, penetrare, studiare. E così avviene che il paesaggio lacustre
con il falasco che sbuca alto, con i campi dell'entroterra, i fossi e le bilance, fa parte di un paesaggio che non
è più solo naturale ma anche umano. La presenza dell'uomo insomma si fa scorgere là dove la natura lo
accoglie lo ha accolto. Di qua la natura in decadenza e di là l'opera dell'uomo che negli anni e nei secoli
era determinante e che oggi è un inutile residuo. Dunque i muri vecchi,
screpolati, macchiati, dove lo scialbo che ha con sè il contatto dell'uomo, ne testimonia la sua opera
ed ora il suo disinteresse. Ed oggetti sparsi, abbandonati per terra, ed ancora portali e finestre e grate,
fatti dall'uomo e che l'uomo ha abbandonato.
Dunque non c'è, per così dire, stacco ispirativo quando l'autrice si accinge a ritrarre paesaggi od a dipingere
muri. Un discorso a parte semmai va fatto per gli acquerelli che, proprio per la tecnica stessa, sono più ridenti e più
impressionisti, come fossero un divertimento per la pittrice stessa, e lo sono sicuramente. Per questo
i quadri di Antonella Salvetti riescono a parlare al visitatore. E ci riescono anche grazie ad una tecnica
che se nei paesaggi, pur col segno meticoloso, gioca d'assieme, nei muri riesce a ricreare il pathos
di una materia che vive del particolare. E la Salvetti riesce a fare tutto questo con invidiabile scioltezza
e padronanza."